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Lasciatevi trasportare tra le meraviglie di questo fantastico mondo.

Dal 28 Aprile, vieni a trovarci nei nostri Garden Center, troverete una ricca esposizione dedicata a tutti gli amanti delle piante grasse.

Incontra l’esperto, vi saprà fornire utili consigli e tutte le informazioni su questi esemplari:

Sabato 5 Maggio a Magenta dalle ore 9.00 alle ore 12.00
Sabato 5 Maggio a Olgiate Olona dalle ore 14.00 alle ore 19.00
Sabato 12 Maggio a Travagliato dalle ore 10 alle ore 18.00

 

LE CARATTERISTICHE

Le piante grasse, più propriamente succulente, sono piante che nella loro evoluzione si sono adattate a vivere in condizioni di aridità. La scarsità di acqua o la sua mancanza per periodi prolungati, spesso uniti ad alte temperature ed a forte insolazione, rappresentano una costante dei loro habitat di sviluppo.

In questa evoluzione si sono sviluppati meccanismi vari che hanno esaltato le funzioni di accumulo di acqua al loro interno e quelle di riduzione delle perdite.

Nei loro tessuti interni è presente il parenchima acquifero con grandi cellule in grado di espandersi per ricevere l’acqua nei momenti di presenza in modo da costituire una riserva che può essere localizzata nelle radici, nei fusti e anche nelle foglie.

Esemplare di Marginatocereus Crestato

Una volta entrata, l’acqua, deve essere consumata nella minima quantità possibile, questo consumo, detto traspirazione, d’altra parte è alla base della vita stessa della pianta, in quanto permette l’ingresso nelle cellule dell’anidride carbonica, punto di partenza, assieme alla luce solare, della fotosintesi clorofilliana. Questo processo avviene negli stomi, piccole caverne normalmente presenti nella pagina inferiore delle foglie e implica la presenza di un velo d’acqua, che a contatto con l’aria tende ad evaporare, quindi deve essere reintegrata o dall’acqua presente nel suolo tramite le radici oppure dalla riserva interna.

Da qui tutta una serie di accorgimenti atti a risparmiare acqua:

  • Assenza o presenza limitata di foglie, gli stomi si trovano nei fusti o nei rami e in quantità molto limitata
  • Foglie trasformate in spine
  • Presenza di spine e pelurie superficiali che riducono la velocità del vento e quindi l’evaporazione
  • Inspessimento epidermico con secrezioni cerose ( pruina )
  • Presenza di metabolismo CAM che prevede l’apertura stomatica di notte e non di giorno con temperature più basse e minore evaporazione.

Da questo esame ci possiamo rendere conto come le nostre piante, che vivono in condizioni estreme, non possano avere che una crescita molto lenta ed in ogni caso legata all’andamento stagionale inteso soprattutto come presenza di piogge; viceversa la disponibilità di acqua e di nutrienti, la riduzione della luce, la temperatura moderata, favoriscono la crescita che, se non ben equilibrata, porta a piante deformate che nulla hanno a che vedere con le originali e peggio ancora alla loro morte.

DOVE VIVONO

Gli ambienti dove vivono sono i più disparati, vanno dalle zone predesertiche dell’america del centro nord, agli ambienti andini, in africa dal sud al nord, zone di pianura e di montagna, con temperature minime anche di 10° sotto zero fino sopra i 40°. In definitiva le possiamo trovare dappertutto.

Nel momento in cui decidessimo di coltivarne qualcuna diventa importante avere qualche indicazione sul luogo d’origine per adottare gli 

accorgimenti giusti per il corretto sviluppo, oppure scegliere specie adatte alle nostre esigenze, in pratica temperatura minima per il riposo invernale, quantità di luce necessaria e il substrato di coltivazione (terriccio).

Al riguardo della temperatura minima, possiamo dire che 2-4° sopra zero sono sopportabili da un buon 70-80% delle nostre succulente, a patto che le piante siano ricoverate con il substrato asciutto in luogo protetto dalla pioggia e molto luminoso. Solo piante come Melocactus, Uebelmannia, alcune Mammillarie ed Echinocereus, Euphorbie e Pachipodium del centro Africa e soprattutto Madagascar e non molte altre, necessitano di temperature minime di 10-12 C°.
Temperature più elevate non inducono il periodo di riposo, diciamo, invernale e quindi nemmeno l’induzione alla fioritura, inoltre, se nel substrato è presente acqua, la pianta continua a crescere, ma non avendo la luce come freno, in gergo si dice fila, cioè si allunga, si deforma e i tessuti sono facile preda dei parassiti.

Al riguardo del substrato di coltivazione le cose sono più semplici in quanto oramai in commercio si trovano terricci specifici per le piante grasse che sono accomunati da una caratteristica, sono estremamente porosi, questo facilita la presenza di aria nelle radici e quindi il loro buono stato sanitario.

Gli appassionati esperti usano in varie percentuali, pomice, lapillo, sabbia, terriccio organico, terra di campo, torba e altro ancora, però alla fine ciò che li accomuna è la notevole porosità; se con una mano se ne prende una manciata e si stringe alla riapertura della mano si deve sbriciolare.

Con queste premesse possiamo intraprendere la nostra attività di coltivazione.

COME COLTIVARLE

Abbiamo acquistato o ricevuto in regalo una o più piantine, normalmente il vaso è in plastica e di dimensioni accettabili per il loro sviluppo nell’anno in corso quindi dobbiamo solo provvedere alla loro sistemazione in un ambiente idoneo per temperatura e luce; rimangono solo da gestire le annaffiature, la concimazione e la difesa da eventuali parassiti.

Per l’annaffiatura, con la ripresa vegetativa che avviene normalmente nel mese di marzo-aprile si inizia con la prima che non deve bagnare completamente il terriccio, le successive, a seconda dell’andamento stagionale, dopo 15-20 giorni per poi dal mese di giugno una volta alla settimana.
Si prosegue fino al mese di settembre quando ci si deve preparare per il riposo invernale, diradandole e interrompendo alla metà di ottobre.

Una regola pratica oramai accettata recita, annaffiare quando il terriccio si è asciugato, in caso di dubbio non annaffiare.

Al riguardo della concimazione, anche qui le cose sono semplici, in commercio sono presenti concimi specifici completi con la caratteristica che hanno un basso contenuto di azoto e sono solubili in acqua e quindi si somministrano con l’acqua di irrigazione; vanno usati con oculatezza due tre volte all’anno, dal mese di maggio in poi. La concentrazione non dovrebbe mai superare 1/1,5 grammi (o cm3) per litro di acqua (per i cm3 si può usare una siringa).

I parassiti che più comunemente attaccano le nostre piantine sono la cocciniglia cotonosa e il ragnetto rosso, più evidente la prima, hanno colore bianco, sono rivestite di peluria e si possono ritrovare nelle radici o nel la parte esterna della pianta, sparse o concentrate sull’apice, più subdolo il secondo, si vede con una lente, e normalmente colpisce gli apici. Per combatterli esistono insetticidi specifici sia di derivazione chimica che naturale; si trovano nei negozi specializzati e per la scelta dipende ovviamente dalla loro disponibilità in loco.

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